1. |
La musica elettronica
04:10
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Dimmi come ballo quando ballo l’electropop
dimmi cosa bevo quando bevo l’electropop
dimmi cosa vedi quando suono l’electropop
dimmi cosa provi se ti faccio un electropop.
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2. |
Krauti a merenda
02:41
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Prendere con cura il giacomo, connettere il cavo non è facile,
potrebbe non essere l’entrata giusta, necessiti di un’uscita stereo
ma il tuo cavo è cannon, non esce nulla, nessun fruscio nessun suono,
i nervi cedono, le mani tremano.
Se fosse tanto facile, come di fatti è, basterebbe spingere un tasto
e il resto va da sé, se fosse così facile lo farebbe un automa
non lo farebbe qualcuno, non lo farebbe una persona.
Pensiamo, diciamo lo ha fato una macchina, zero gaffe,
che non possiede tatto, udito olfatto, gusto, vista,
non conosce il gusto o disgusto, lo svarione alla Gruff,
non riuscirebbe con una chitarra scordata,
il mal di gola, un rullante a pezzi a farvi un pezzo punk.
Lo facevano in molti li conoscete anche voi, Krauti, Crimson, Pink Floyd,
usavano sintetizzatori, collegavano i cavi, gli alimentatori,
poi studiavano la curva con cura, sinusoide, quadrata, triangolare od ondulata.
Questo viene da Euclide è geometria a scuola ce l’hanno insegnata,
piano, spazio, segmento, retta, punto, due punti:
si applica la matematica da secoli alla musica, scienza statica,
con leggi lontane dalla pratica, ipotetiche, melodiche, armoniche,
terza, quinta, settima, nona e scale diatoniche.
Ma noi lo facciamo perché ci piace e ci diverte, noi non dimentichiamo
il passato, le serate sofferte, l’accordatura sotto tono, la voce non si sente,
la corda salta, come salta la gente, se suoni bene, se tieni il ritmo,
se l’assolo solo fosse più veloce sarebbe uguale all’originale.
I giorni spesi ad ascoltare rock, se parti da qui arrivi dove vuoi,
metal, jazz, noise, pop. Rap, growl, glam e musica da suite;
l’importante è sempre e solo uno: stare a tempo col beat.
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3. |
Perec
03:51
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Ho inventato ricordi d’infanzia, dormivo in macchina
andando a Venezia, a bocce mio fratello nella squadra
avversaria, ogni mese, ogni anno quell’ombrellone a Bellaria.
Ricordo solo l’odore di vecchio consunto,
il dopobarba di mio nonno sul mento unto,
se nate dai mali le infanzie sono tutte uguali.
Costruivo fortini con rami e coperte, eravamo cinquanta
per lande deserte, trottando con spade di canne divelte,
molte miglie percorse in cavalcate lente.
Trovammo allora la fine del mondo,
trovammo allora il confine, il bordo.
Per lo meno questo è quel che ricordo,
per lo meno questo è qualche ricordo. Quel che mentiva la mente.
Il sabato al cinema, la domenica a messa,
la festa di compleanno al pomeriggio,
il primo bagno con tuo fratello a maggio.
Ho inventato ricordi d’infanzia,
come il tale che disse di avere un braccio rotto,
in realtà se lo ruppe il suo amico, lui, il tale, aveva solo un cerotto.
Costruivo fortini con rami e coperte, eravamo cinquanta
per lande deserte, trottando con spade di canne divelte,
molte miglie percorse in cavalcate lente.
Trovammo allora la fine del mondo,
trovammo allora il confine, il bordo.
Per lo meno questo è quel che ricordo,
per lo meno questo è qualche ricordo. Quel che mentiva la mente.
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4. |
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Genti diverse venute dall'est dicevan che in fondo era uguale,
che anche se non avevo sedici anni, io,
in discoteca potevo comunque entrare, a guardare bere
e preparare drink annacquati a facce lontane.
Un po' come quella del logopedista che quando per la prima volta sentì mio fratello
lui disse che il suo problema non era parlare, non era questo a farlo spaventare
ma la relazione umana varia ed eventuale, chissà mai se quando avrebbe parlato
ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe davvero voluto ascoltare.
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5. |
Intermezzo
01:17
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6. |
Orbite
04:57
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Finisce che sentite la mancanza di tutto, di tutti.
Io sarò polvere, se penserò non penserò a te.
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7. |
Plutone
06:42
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Genti diverse, genti diverse fuori dal Vidia, genti diverse in fila
mi tengo il giubbotto qua fuori si gela, genti diverse rispetto a prima,
anche quando entriamo, quando la sala si profila, quando la gente mi ignora.
Il dj va avanti e peggiora, tu narrami ancora annoiami con la playlist,
il ragazzo alla chitarra, l'esaltato con fist-pump
Pamplona, un'arena di tori scatenati che mi implora.
Ma eterna è la coda, eterna è l'attesa, arrivo ed è tardi, freddo la gente in posa, la genti si loda, rimane solo una cosa.
L'odore dell'erba dai fossi d'inverno riaffiora,
quel che sentivo da bambino con mio padre, lo sento ancora.
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8. |
Odisseo
06:10
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Finché è lontana della mia giovinezza
la canizie che rallenta, ora cerco il campo e le piazze
i tenui sussurri notturni, nell'ora che abbiamo deciso, nell'ora che ho deciso.
Aveva i capelli lunghi, ricci e mori.
Di sotto le voci dei suoi genitori.
Ora il piacevole riso che tradisce la ragazza
nascosta dietro un angolo, che finge resistenza
come il pegno strappato alle braccia, o alla mano, che finge innocenza.
Tutto lo spazio che l'infinito ti lascia,
quando da bambino guardavo sugli scogli la Croazia.
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9. |
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Proprio dove c’eravamo fermati c’era una porta carraia,
«Guarda essa ha due volti - disse l’uomo in mezzo all’aia,
disse al nano - non vedi, non senti, certo tu non discerni,
i due sentieri sono distinti ma a sé tendono eterni.
Il suo nome è Attimo l’ha già passata chiunque cammini,
andato, tornato in questo Eterno Ritorno ben oltre i confini».
«Tutto ciò che è dritto mente - borbottò sprezzante il nano -
la verità è ricurva, il tempo di questo gioco è un abile baro».
Ogni passo di Niccolò di questo fatto ne era la conferma,
dell’andare del suo tornare nel moto di un’orbita eterna,
nello scoprire che ogni storia che in volto gli si era presentava,
non era che l’ombra di un ricordo, tornato sulla sua guancia rasa.
I libri e la musica placavano l’animo e il pensiero di Niccolò,
a ogni partenza sentiva il suo desiderio farsi sempre più piccolo,
sentiva la gente parlare d’amore, parlare di vita e di rivoluzione,
fatta di apparenza e citazionismo: del pensiero la mortificazione.
Trovava il piacere del corpo nello sguardo di un viso contratto,
nella storia di una notte, tra le lenzuola di un letto lasciato disfatto
nel cammino verso la solita casa lo prendeva ancora lo stesso disagio,
una storia già vissuta già persa nel familiare malinconico naufragio.
E ogni notte da solo forse il silenzio era rotto dal pianto,
il crampo mentale di qualcuno che sa di non essere un santo.
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10. |
Lungomare
04:23
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Convieni che certe volte piglia bene, senti l’odore del mare,
vedi lontano le vele. Vai nell’acqua, bagnati i piedi, è caldo, ti siedi.
Convieni che certe volte piglia bene,
anche se un esercito di genti diverse ti trattiene,
ti tiene in posti nei quali non vorresti stare,
a parlare con gente che non vuole e non sa ascoltare,
bere drink annacquati e facce lontane.
Convieni che certe volte piglia bene, l’odore dell’erba dei fossi,
l’odore dell’asfalto alcune sere, anche se tutto pare uguale
torna e ritorna, come per il giovane Niccolò sono uguali le trame,
sono vane le diete per chi ha sempre fame.
Convieni che certe volte piglia bene, anche se finisce
che senti la mancanza di tutto e di tutti; metti che sulla spiaggia
al tramonto intravedi lontano la Croazia, cosa fai?
Convieni che ti prende bene. Anche se 2pack non c’è più.
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11. |
Bibiena, 19
05:00
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Ci penseremo il giorno dopo, con litri di caffè,
tempo per parlare qui non c’è.
Qui bottiglie aperte, piene a metà,
corpi umidi e inermi, urla in libertà
Troveremo tutto il tempo, per pulire i pavimenti,
per pulire pure me, tempo per parlare qui non c’è.
Qui bottiglie aperte, piene a metà,
cocci e coperte, agli altri la santità.
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ONO Savignano Sul Rubicone, Italy
Elettronica e post-rock in italiano dal 2013, se poi venite ai concerti ci beviamo una birra assieme.
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